Costi e rendimenti dei fondi

 

di Daniele Cerri
responsabile previdenza complementare Cgil
(www.rassegna.it, 31 gennaio 2007)

 

Secondo i dati Covip i fondi negoziali collettivi mostrano un costo molto più contenuto rispetto ai fondi
aperti e registrano in media un rendimento superiore al rendimento del Tfr rivalutato in azienda.

 

Il contesto generale
L’assetto del sistema della previdenza complementare strutturato dal decreto legislativo 252/05 e regolato dalle direttive generali emanate dalla Covip, dal 1° gennaio 2007 è diventato operativo. Una scelta del governo Prodi che condividiamo, anche se rimangono ancora aperti diversi problemi molto importanti, quali quelli di rendere esigibile l’utilizzo del sistema di previdenza complementare per l’insieme dei settori pubblici e per tutte le lavoratrici e i lavoratori rientranti nelle nuove tipologie di rapporto di lavoro. Così come occorre dare operatività ad un apposito fondo di garanzia, per il sistema di previdenza complementare, finalizzato a specifici interventi in caso di fallimenti aziendali.

La caratteristica del nuovo sistema
Il sistema avviato dal 1° gennaio 2007, si caratterizza per un significativo aumento della concorrenza tra le diverse forme di previdenza complementare con la loro piena equiparazione, con l’affidamento alla Covip di tutte le funzioni di controllo e di regolazione dell’insieme del sistema complementare quale condizione primaria per accettare l’equiparazione. Il rafforzamento del ruolo della Covip, da noi condiviso, deve fare in modo che tutti i soggetti coinvolti nel sistema di previdenza complementare mantengano un pieno rispetto della libertà di scelta delle lavoratrici e dei lavoratori,che deve potersi esplicitare consapevolmente dagli stessi, sulla base di una preventiva informazione di carattere istituzionale da parte del governo, integrata da altre specifiche informazioni sulle caratteristiche e sul funzionamento delle diverse forme pensionistiche complementari. Negli ultimi mesi dell’anno 2006, i rappresentanti commerciali di diverse banche e compagnie di assicurazione, hanno iniziato la ricerca di uno sviluppo dei rapporti diretti con le rappresentanze del personale delle imprese private, con l’obiettivo prioritario di convincerle a specifiche convenzioni per l’utilizzo dei loro prodotti previdenziali. Lo scopo principale di queste promozioni di mercato è quello di intercettare una parte dei flussi del Tfr delle lavoratrici e dei lavoratori che saranno da loro esplicitamente destinati alla previdenza complementare a partire dal 1° gennaio 2007. A questi promotori vogliamo ricordare che sulla base delle esperienze finora fatte, la strada maestra per un sistema complementare finalizzato a risparmio previdenziale, a noi risulta essere quella che porta i fondi pensione negoziali collettivi, da tempo utilizzabili dalle lavoratrici e dai lavoratori per la quasi totalità delle categorie dei settori privati.

Perché i fondi negoziali collettivi
II decreto legislativo 252/05, pur confermando il ruolo della contrattazione collettiva, ha voluto riconoscere un ruolo anche ai fondi aperti individuali o collettivi e ai piani individuali assicurativi, che come ormai risaputo da tutti sono meno controllabili e più remunerativi per i gruppi bancari e assicurativi, a discapito delle aspettative degli aderenti. A non capire i vantaggi delle forme individuali, è anche un numero significativo di imprese, le quali ritengono sia meglio evitare di complicarsi la vita con oneri amministrativi aggiuntivi (se il fondo negoziale collettivo è uno solo per l’insieme della categorie o per settori omogenei, la gestione dei flussi è decisamente molto più facile) e meno costosa per tutti. Questa buona convinzione delle imprese è opportuno sia utilizzata a meglio dalle parti istitutive dei fondi negoziali, per rafforzare l’insieme del sistema strutturato dalla contrattazione collettiva, essendo, lo stesso, più idoneo nel quale far confluire sia il Tfr maturando, sia il contributo dell’impresa e dell’aderente contrattualmente stabiliti.

È dunque sempre utile ribadire che i fondi pensione negoziali collettivi sono:
• organizzati sotto forma associativa, garantendo il rispetto del principio di pariteticità nella rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro nella composizione degli organi di amministrazione e controllo;
• non hanno scopo di lucro;
• sono improntati a criteri di trasparenza, controllo effettivo e prudenza nella gestione delle risorse, avendo un’unica finalità, cioè la prestazione previdenziale e presentano livelli di oneri e spese per gli aderenti notevolmente più bassi rispetto alle altre forme pensionistiche complementari;
• sono promossi dalla contrattazione collettiva di lavoro che pur in un sistema di previdenza complementare a capitalizzazione è in grado di sviluppare elementi di equità sociale e solidarietà. Per le lavoratrici e i lavoratori poi, i fondi negoziali collettivi evidenziano degli standard di efficienza che i fondi aperti (che pure sono meglio delle forme individuali assicurative) non riescono a battere per il semplice fatto che questi ultimi devono ricompensare le costose strutture (reti di sportelli, di promotori e di agenti) con le quali vengono collocati.

Le problematiche dei costi di gestione e dei rendimenti
Questi temi assumono un’importanza primaria per tutti gli aderenti attuali e futuri al sistema di previdenza complementare. È quindi necessario che tutte le nostre iniziative informative, formative e promozionali rendano comprensibili a tutti le capacità gestionali delle risorse, l’andamento dei rendimenti annuali finora raggiunti dai fondi pensione negoziali collettivi avendo sempre ben presente che sui risultati finali incidono in termini prioritari i rendimenti annuali accumulati e i costi sostenuti dall’aderente. È opportuno che sia noto a tutti, che la struttura della commissione omnicomprensiva a carico dell’aderente, ha un impatto molto significativo sul montante finale maturato, di conseguenza sul valore della prestazione che la lavoratrice e il lavoratore potranno percepire al momento del pensionamento. Il quadro di riferimento dei costi di gestione delle diverse forme di previdenza complementare che di seguito viene presentato, proviene dalla Relazione generale per l’anno 2005 della Covip. Inoltre sul tema dei costi, nella fase di definizione delle direttive generali per il sistema di previdenza complementare, la Covip, ha nuovamente messo a disposizione delle parti sociali la strutturazione dei costi indicativi per tutte le forme di previdenza complementare dal 1° gennaio 2007; nello specifico si sono anche valutati i possibili costi della “Linea garantita” che tutti i Fondi dovranno rendere operativa la 1° luglio 2007 per essere in grado di ricevere il Tfr attraverso la forma del silenzio-assenso. Dal quadro delineato dalla Covip i fondi pensione negoziali collettivi trovano una importante ed esplicita conferma sugli oneri di gestione attualmente vigenti; conferma che evidenzia un livello di costo molto più contenuto rispetto ai fondi aperti (individuali o collettivi) e ai piani individuali assicurativi.

L’attuale strutturazione dei costi delle diverse tipologie delle forme previdenziali
Per evitare di presentare ipotesi di costo non verificate, è opportuno attenerci ai dati pubblicati dalla Covip nelle Relazioni generali degli anni 2004 e 2005. I dati dell’anno 2006 e quelli previsti per l’anno 2007 saranno disponibili entro giugno dell’anno in corso, per questi periodi e per il futuro ci limiteremo ad indicazioni di massima derivanti da specifiche ricerche di società e/o centri universitari.

Per quanto riguarda l’anno 2004 i costi medi annui di gestione amministrativa e finanziaria sono stati (val. % riferiti al patrimonio):
Fondi negoziali 0,45
Fondi aperti a 3 anni 1,80
Fondi aperti a 10 anni 1,40
Fondi aperti a 35 anni 1,30
Pip a 3 anni 8,1
Pip a 10 anni 3,2
Pip a 35 anni 2,3


Per quanto riguarda l’anno 2005:
Fondi negoziali 0,47
Fondi aperti a 3 anni 1,80
Fondi aperti a 10 anni 1,3
Fondi aperti a 35 anni 1,3
Pip a 3 anni 5,10
Pip a 10 anni 3
Pip a 35 anni 2,3


Per quanto riguarda gli anni futuri le apposite ricerche sopra richiamate, prospettano costi medi annui a 35 anni così strutturati:
Fondi negoziali 0,22
Fondi aperti 1,24
Pip 1,84


È utile evidenziare sul tema dei costi di gestione delle polizze individuali pensionistiche (Pip) che queste forme presentano costi significativamente più alti. Tuttavia constatiamo in merito alla commissione omnicomprensiva dopo 3 anni di permanenza, che nel costo dell’anno 2005 c’è stata una apprezzabile diminuzione (nell’ordine di 3 punti percentuali rispetto al 2004). Tale riduzione deriva in parte da un minor ricorso delle compagnie di assicurazione al “preconto”, cioè al caricamento sulla prima o sulle prime annualità dei costi di collocamento della polizza. In aggiunta a questo cambiamento, vi è stata anche la nuova disposizione dell’Isvap che prevede la restituzione di una parte del “preconto” in caso di riscatto o trasferimento. Dall’insieme dei dati, si evince che la strutturazione dei costi di gestione delle diverse forme di previdenza complementare non sono omogenee, i fondi pensione negoziali collettivi hanno un livello di costo annuo, significativamente più conveniente delle altre forme pensionistiche, la conseguenza di questa significativa differenza è che per l’aderente ai fondi negoziali sarà possibile maturare nel tempo una prestazione pensionistica migliore pur in un ambito di prudente gestione finanziaria, che per noi rimane una scelta obbligata per un risparmio di carattere previdenziale.


I risultati della gestione dei fondi pensione negoziali collettivi comparati con la rivalutazione del Tfr
Per un sistema di previdenza complementare basato sulla capitalizzazione e sulla contribuzione definita, finalizzato ad un risparmio previdenziale, è molto importante il modello gestione delle risorse che deve essere in grado di rispondere unicamente alle aspettative degli aderenti, sulla base di un continuo controllo da parte degli Organismi rappresentativi dei soci. Questo modello gestionale, prudente e controllato, è stato dalle parti istitutive dei Fondi pensione negoziali collettivi e dai Consigli di amministrazione positivamente consolidato nel tempo, ed ha permesso di raggiungere risultati in termini di rendimenti netti annuali rispondenti alle aspettative degli aderenti e, pienamente comparabili con la rivalutazione annuale del Tfr. Tutti i fondi negoziali hanno avuto l’inizio dell’attività gestionale delle risorse con il sistema “pronto contro termine”, poi, avuta l’autorizzazione dalla Covip al pieno esercizio della gestione finanziaria delle risorse, sono passati al sistema “monocomparto” con un’unica linea di investimento denominata “bilanciata” strutturata con il 70% delle risorse in obbligazioni e il 30% in azioni, con un rendimento netto annuale uguale per tutti gli aderenti.

Successivamente a partire dall’anno 2002 i Fondi negoziali hanno avviato la gestione finanziaria con il sistema “multicomparto” con tre o quattro linee di investimento: prudente, bilanciata, dinamica. In alcuni fondi si è aggiunta la linea monetaria. Gli aderenti sono stati chiamati a scegliere la linea di investimento più rispondente alle loro aspettative, il risultato di queste scelte, ad oggi, ci conferma che mediamente l’85% degli aderenti a tutti i fondi ha confermato la scelta della linea “bilanciata”. L’analisi dei rendimenti netti annuali prende a riferimento il periodo che va dall’anno 1988 al 31/12/2006 (è utile ricordare che i risultati dell’anno 2006 non sono ancora definitivi), dei dati attualmente presenti i rendimenti netti della linea bilanciata di tutti i fondi negoziali si attestano mediamente con un aumento del 4%; nello stesso periodo la rivalutazione netta del Tfr evidenzia un aumento del 2,5%.

Complessivamente i rendimenti netti annuali dei fondi e la rivalutazione netta del Tfr per il periodo sopra indicato, è così riassumibile (val. % riferiti al patrimonio):

 

 

Rendimenti netti

Rivalutazione tfr netta

n. 1 Fondo con 9 anni

37,46

27,07

n. 2 Fondi con 8 anni

25,24

23,40

n. 3 Fondi con 7 anni

27,00

17,80

n. 11 Fondi con 6 anni

27,61

16,60

n. 4 Fondi con 5 anni

17,05

13,50

n. 3 Fondi con 4 anni

21,10

10,70

La prima colonna rappresenta il numero dei fondi presi in esame con le caratteristiche riportate nella seconda colonna; caratteristiche che si riferiscono alla temporalità della gestione delle risorse. La colonna dei rendimenti esprime un valore medio dei singoli raggruppamenti.

A questi fondi negoziali operativi se ne aggiungono altri che sono in attesa della autorizzazione della Covip per avviare l’esercizio della gestione delle risorse. In conclusione possiamo dire che non solo c’è una tenuta dei rendimenti netti dei fondi pensione negoziali rispetto alla rivalutazione netta del Tfr, ma la stragrande maggioranza dei fondi va ben oltre al risultato del Tfr. Tutto ciò ci conferma che il sistema strutturato con i fondi pensione negoziali collettivi pur con una gestione finanziaria prudente - che ha sempre da fare i conti con i rischi del mercato - è in grado di rispettare le legittime aspettative degli aderenti con una forma di controllo trasparente e partecipata, che altre forme previdenziali, soprattutto i piani individuali assicurativi, non saranno in grado di fare. Le nostre iniziative di questi mesi è opportuno che non rincorrano la logica dei promotori di mercato, cercando invece di dare sicurezza a tutti i possibili aderenti, dicendo loro che con la contrattazione collettiva è possibile difendersi meglio, che con la pura logica di mercato, la quale da un lato rivendica la libertà di scelta e dall’altro soffre il rispetto dei controlli e delle regole definite dal quadro legislativo e dalla contrattazione collettiva.