Il contesto generale
L’assetto del sistema della previdenza complementare
strutturato dal decreto legislativo 252/05 e
regolato dalle direttive generali emanate dalla
Covip, dal 1° gennaio 2007 è diventato operativo.
Una scelta del governo Prodi che condividiamo, anche
se rimangono ancora aperti diversi problemi molto
importanti, quali quelli di rendere esigibile
l’utilizzo del sistema di previdenza complementare
per l’insieme dei settori pubblici e per tutte le
lavoratrici e i lavoratori rientranti nelle nuove
tipologie di rapporto di lavoro. Così come occorre
dare operatività ad un apposito fondo di garanzia,
per il sistema di previdenza complementare,
finalizzato a specifici interventi in caso di
fallimenti aziendali.
La caratteristica del nuovo sistema
Il sistema avviato dal 1° gennaio 2007, si
caratterizza per un significativo aumento della
concorrenza tra le diverse forme di previdenza
complementare con la loro piena equiparazione, con
l’affidamento alla Covip di tutte le funzioni di
controllo e di regolazione dell’insieme del sistema
complementare quale condizione primaria per
accettare l’equiparazione. Il rafforzamento del
ruolo della Covip, da noi condiviso, deve fare in
modo che tutti i soggetti coinvolti nel sistema di
previdenza complementare mantengano un pieno
rispetto della libertà di scelta delle lavoratrici e
dei lavoratori,che deve potersi esplicitare
consapevolmente dagli stessi, sulla base di una
preventiva informazione di carattere istituzionale
da parte del governo, integrata da altre specifiche
informazioni sulle caratteristiche e sul
funzionamento delle diverse forme pensionistiche
complementari. Negli ultimi mesi dell’anno 2006, i
rappresentanti commerciali di diverse banche e
compagnie di assicurazione, hanno iniziato la
ricerca di uno sviluppo dei rapporti diretti con le
rappresentanze del personale delle imprese private,
con l’obiettivo prioritario di convincerle a
specifiche convenzioni per l’utilizzo dei loro
prodotti previdenziali. Lo scopo principale di
queste promozioni di mercato è quello di
intercettare una parte dei flussi del Tfr delle
lavoratrici e dei lavoratori che saranno da loro
esplicitamente destinati alla previdenza
complementare a partire dal 1° gennaio 2007. A
questi promotori vogliamo ricordare che sulla base
delle esperienze finora fatte, la strada maestra per
un sistema complementare finalizzato a risparmio
previdenziale, a noi risulta essere quella che porta
i fondi pensione negoziali collettivi, da tempo
utilizzabili dalle lavoratrici e dai lavoratori per
la quasi totalità delle categorie dei settori
privati.
Perché i fondi negoziali collettivi
II decreto legislativo 252/05, pur confermando il
ruolo della contrattazione collettiva, ha voluto
riconoscere un ruolo anche ai fondi aperti
individuali o collettivi e ai piani individuali
assicurativi, che come ormai risaputo da tutti sono
meno controllabili e più remunerativi per i gruppi
bancari e assicurativi, a discapito delle
aspettative degli aderenti. A non capire i vantaggi
delle forme individuali, è anche un numero
significativo di imprese, le quali ritengono sia
meglio evitare di complicarsi la vita con oneri
amministrativi aggiuntivi (se il fondo negoziale
collettivo è uno solo per l’insieme della categorie
o per settori omogenei, la gestione dei flussi è
decisamente molto più facile) e meno costosa per
tutti. Questa buona convinzione delle imprese è
opportuno sia utilizzata a meglio dalle parti
istitutive dei fondi negoziali, per rafforzare
l’insieme del sistema strutturato dalla
contrattazione collettiva, essendo, lo stesso, più
idoneo nel quale far confluire sia il Tfr maturando,
sia il contributo dell’impresa e dell’aderente
contrattualmente stabiliti.
È dunque sempre utile ribadire che i fondi
pensione negoziali collettivi sono:
• organizzati sotto forma associativa, garantendo il
rispetto del principio di pariteticità nella
rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro
nella composizione degli organi di amministrazione e
controllo;
• non hanno scopo di lucro;
• sono improntati a criteri di trasparenza,
controllo effettivo e prudenza nella gestione delle
risorse, avendo un’unica finalità, cioè la
prestazione previdenziale e presentano livelli di
oneri e spese per gli aderenti notevolmente più
bassi rispetto alle altre forme pensionistiche
complementari;
• sono promossi dalla contrattazione collettiva di
lavoro che pur in un sistema di previdenza
complementare a capitalizzazione è in grado di
sviluppare elementi di equità sociale e solidarietà.
Per le lavoratrici e i lavoratori poi, i fondi
negoziali collettivi evidenziano degli standard di
efficienza che i fondi aperti (che pure sono meglio
delle forme individuali assicurative) non riescono a
battere per il semplice fatto che questi ultimi
devono ricompensare le costose strutture (reti di
sportelli, di promotori e di agenti) con le quali
vengono collocati.
Le problematiche dei costi di gestione e dei
rendimenti
Questi temi assumono un’importanza primaria per
tutti gli aderenti attuali e futuri al sistema di
previdenza complementare. È quindi necessario che
tutte le nostre iniziative informative, formative e
promozionali rendano comprensibili a tutti le
capacità gestionali delle risorse, l’andamento dei
rendimenti annuali finora raggiunti dai fondi
pensione negoziali collettivi avendo sempre ben
presente che sui risultati finali incidono in
termini prioritari i rendimenti annuali accumulati e
i costi sostenuti dall’aderente. È opportuno che sia
noto a tutti, che la struttura della commissione
omnicomprensiva a carico dell’aderente, ha un
impatto molto significativo sul montante finale
maturato, di conseguenza sul valore della
prestazione che la lavoratrice e il lavoratore
potranno percepire al momento del pensionamento. Il
quadro di riferimento dei costi di gestione delle
diverse forme di previdenza complementare che di
seguito viene presentato, proviene dalla Relazione
generale per l’anno 2005 della Covip. Inoltre sul
tema dei costi, nella fase di definizione delle
direttive generali per il sistema di previdenza
complementare, la Covip, ha nuovamente messo a
disposizione delle parti sociali la strutturazione
dei costi indicativi per tutte le forme di
previdenza complementare dal 1° gennaio 2007; nello
specifico si sono anche valutati i possibili costi
della “Linea garantita” che tutti i Fondi dovranno
rendere operativa la 1° luglio 2007 per essere in
grado di ricevere il Tfr attraverso la forma del
silenzio-assenso. Dal quadro delineato dalla Covip i
fondi pensione negoziali collettivi trovano una
importante ed esplicita conferma sugli oneri di
gestione attualmente vigenti; conferma che evidenzia
un livello di costo molto più contenuto rispetto ai
fondi aperti (individuali o collettivi) e ai piani
individuali assicurativi.
L’attuale strutturazione dei costi delle diverse
tipologie delle forme previdenziali
Per evitare di presentare ipotesi di costo non
verificate, è opportuno attenerci ai dati pubblicati
dalla Covip nelle Relazioni generali degli anni 2004
e 2005. I dati dell’anno 2006 e quelli previsti per
l’anno 2007 saranno disponibili entro giugno
dell’anno in corso, per questi periodi e per il
futuro ci limiteremo ad indicazioni di massima
derivanti da specifiche ricerche di società e/o
centri universitari.
Per quanto riguarda l’anno 2004 i costi medi
annui di gestione amministrativa e finanziaria sono
stati (val. % riferiti al patrimonio):
Fondi negoziali 0,45
Fondi aperti a 3 anni 1,80
Fondi aperti a 10 anni 1,40
Fondi aperti a 35 anni 1,30
Pip a 3 anni 8,1
Pip a 10 anni 3,2
Pip a 35 anni 2,3
Per quanto riguarda l’anno 2005:
Fondi negoziali 0,47
Fondi aperti a 3 anni 1,80
Fondi aperti a 10 anni 1,3
Fondi aperti a 35 anni 1,3
Pip a 3 anni 5,10
Pip a 10 anni 3
Pip a 35 anni 2,3
Per quanto riguarda gli anni futuri le
apposite ricerche sopra richiamate, prospettano
costi medi annui a 35 anni così strutturati:
Fondi negoziali 0,22
Fondi aperti 1,24
Pip 1,84
È utile evidenziare sul tema dei costi di gestione
delle polizze individuali pensionistiche (Pip) che
queste forme presentano costi significativamente più
alti. Tuttavia constatiamo in merito alla
commissione omnicomprensiva dopo 3 anni di
permanenza, che nel costo dell’anno 2005 c’è stata
una apprezzabile diminuzione (nell’ordine di 3 punti
percentuali rispetto al 2004). Tale riduzione deriva
in parte da un minor ricorso delle compagnie di
assicurazione al “preconto”, cioè al caricamento
sulla prima o sulle prime annualità dei costi di
collocamento della polizza. In aggiunta a questo
cambiamento, vi è stata anche la nuova disposizione
dell’Isvap che prevede la restituzione di una parte
del “preconto” in caso di riscatto o trasferimento.
Dall’insieme dei dati, si evince che la
strutturazione dei costi di gestione delle diverse
forme di previdenza complementare non sono omogenee,
i fondi pensione negoziali collettivi hanno un
livello di costo annuo, significativamente più
conveniente delle altre forme pensionistiche, la
conseguenza di questa significativa differenza è che
per l’aderente ai fondi negoziali sarà possibile
maturare nel tempo una prestazione pensionistica
migliore pur in un ambito di prudente gestione
finanziaria, che per noi rimane una scelta obbligata
per un risparmio di carattere previdenziale.
I risultati della gestione dei fondi pensione
negoziali collettivi comparati con la rivalutazione
del Tfr
Per un sistema di previdenza complementare basato
sulla capitalizzazione e sulla contribuzione
definita, finalizzato ad un risparmio previdenziale,
è molto importante il modello gestione delle risorse
che deve essere in grado di rispondere unicamente
alle aspettative degli aderenti, sulla base di un
continuo controllo da parte degli Organismi
rappresentativi dei soci. Questo modello gestionale,
prudente e controllato, è stato dalle parti
istitutive dei Fondi pensione negoziali collettivi e
dai Consigli di amministrazione positivamente
consolidato nel tempo, ed ha permesso di raggiungere
risultati in termini di rendimenti netti annuali
rispondenti alle aspettative degli aderenti e,
pienamente comparabili con la rivalutazione annuale
del Tfr. Tutti i fondi negoziali hanno avuto
l’inizio dell’attività gestionale delle risorse con
il sistema “pronto contro termine”, poi, avuta
l’autorizzazione dalla Covip al pieno esercizio
della gestione finanziaria delle risorse, sono
passati al sistema “monocomparto” con un’unica linea
di investimento denominata “bilanciata” strutturata
con il 70% delle risorse in obbligazioni e il 30% in
azioni, con un rendimento netto annuale uguale per
tutti gli aderenti.
Successivamente a partire dall’anno 2002 i Fondi
negoziali hanno avviato la gestione finanziaria con
il sistema “multicomparto” con tre o quattro linee
di investimento: prudente, bilanciata, dinamica. In
alcuni fondi si è aggiunta la linea monetaria. Gli
aderenti sono stati chiamati a scegliere la linea di
investimento più rispondente alle loro aspettative,
il risultato di queste scelte, ad oggi, ci conferma
che mediamente l’85% degli aderenti a tutti i fondi
ha confermato la scelta della linea “bilanciata”.
L’analisi dei rendimenti netti annuali prende a
riferimento il periodo che va dall’anno 1988 al
31/12/2006 (è utile ricordare che i risultati
dell’anno 2006 non sono ancora definitivi), dei dati
attualmente presenti i rendimenti netti della linea
bilanciata di tutti i fondi negoziali si attestano
mediamente con un aumento del 4%; nello stesso
periodo la rivalutazione netta del Tfr evidenzia un
aumento del 2,5%.
Complessivamente i rendimenti netti annuali dei
fondi e la rivalutazione netta del Tfr per il
periodo sopra indicato, è così riassumibile (val. %
riferiti al patrimonio):
|
Rendimenti netti |
Rivalutazione tfr netta |
n. 1 Fondo con 9 anni |
37,46 |
27,07 |
n. 2 Fondi con 8
anni |
25,24 |
23,40 |
n. 3 Fondi con 7
anni |
27,00 |
17,80 |
n. 11 Fondi con 6
anni |
27,61 |
16,60 |
n. 4 Fondi con 5
anni |
17,05 |
13,50 |
n. 3 Fondi con 4
anni |
21,10 |
10,70 |
La prima colonna rappresenta
il numero dei fondi presi in esame con le
caratteristiche riportate nella seconda colonna;
caratteristiche che si riferiscono alla temporalità
della gestione delle risorse. La colonna dei
rendimenti esprime un valore medio dei singoli
raggruppamenti.
A questi fondi negoziali operativi se ne aggiungono
altri che sono in attesa della autorizzazione della
Covip per avviare l’esercizio della gestione delle
risorse. In conclusione possiamo dire che non solo
c’è una tenuta dei rendimenti netti dei fondi
pensione negoziali rispetto alla rivalutazione netta
del Tfr, ma la stragrande maggioranza dei fondi va
ben oltre al risultato del Tfr. Tutto ciò ci
conferma che il sistema strutturato con i fondi
pensione negoziali collettivi pur con una gestione
finanziaria prudente - che ha sempre da fare i conti
con i rischi del mercato - è in grado di rispettare
le legittime aspettative degli aderenti con una
forma di controllo trasparente e partecipata, che
altre forme previdenziali, soprattutto i piani
individuali assicurativi, non saranno in grado di
fare. Le nostre iniziative di questi mesi è
opportuno che non rincorrano la logica dei promotori
di mercato, cercando invece di dare sicurezza a
tutti i possibili aderenti, dicendo loro che con la
contrattazione collettiva è possibile difendersi
meglio, che con la pura logica di mercato, la quale
da un lato rivendica la libertà di scelta e
dall’altro soffre il rispetto dei controlli e delle
regole definite dal quadro legislativo e dalla
contrattazione collettiva. |